MAPPATURA TRINCEE SUL MONTE SAN MARTINO


Singolare
progetto quello portato a buon fine dal GSP nella primavera del 2023; la
misurazione e mappatura delle innumerevoli installazioni militari della “Linea
Cadorna”, celeberrima opera difensiva risalente al periodo della prima Guerra
Mondiale voluta dall’omonimo generale.
Comunemente
chiamata Linea Cadorna, in realtà per lo Stato Maggiore dell'Esercito era
la Linea di Difesa alla Frontiera Nord. Era un progetto risalente al 1898
che venne però realizzato nel periodo tra l'autunno del 1915 e l'estate del
1918. Il progetto era stato studiato per proteggere la frontiera con la
Svizzera.
Poiché nel 1914 la Germania aveva attaccato la Francia passando
dal Belgio e visto che la Svizzera era propensa a lasciar passare un
eventuale esercito tedesco se la Germania avesse fatto formale richiesta, lo
stato maggiore pensò che era arrivato il momento di costruire una difesa lungo
il confine con la Svizzera. Se agli inizi i lavori venivano fatti con una certa
accuratezza senza lesinare sui materiali, dal novembre 1917, dopo la rotta di
Caporetto, i finanziamenti diminuirono moltissimo ed alcuni tratti della Linea
furono realizzati con strutture a "secco", per risparmiare
sul cemento.
Allo stesso modo agli inizi solo i ragazzi con età superiore ai
16 e gli uomini con età inferiore ai 60 anni potevano essere impiegati dai
lavori di mina o più pesanti. Con il giugno del 1916, dopo lo sfondamento degli
austriaci nelle valli alte del Veneto, si cominciò ad impiegare nei lavori
pesanti ragazzi dai 14 anni in sù ed anche uomini con più di 60 anni, poichè
una parte dei lavoratori già impiegati era stata inviata sull'altopiano di
Bassano a costruire le difese per l'esercito che arretrava.
La linea di difesa parte dalla val Ferret sul gran San
Bernardo ed arriva fino a Bellano-Dervio nel lecchese, passando per l'Ossola,
il varesotto ed il comasco, sempre a ridosso dei laghi che qui si trovano.
A fine guerra erano stati costruiti 72 km di trincee, 88
appostamenti per artiglieria (di cui 8 in caverna), più altri 32 appostamenti
individuabili con pilastrini, 300 km circa di strade camionabili e circa 400 km
di carrarecce o mulattiere.
La particolarità in provincia di Varese è che sono state
costruite due linee difensive: una a ridosso del confine con la Svizzera ed
un'altra a formare una sacca che, partendo da Cuasso, arriva fino a Ganna,
sale sul Scerré, passa par Masciago e Cassano Valcuvia, salendo poi al San
Martino, Colonna, Monte Pian Nave per scendere a Brezzo di Bedero, chiudendo
infine a Luino. Negli altri punti la linea difensiva copre il confine
oppure copre il Lago Maggiore o il Lario, sia sul lato comasco, sia
su quello lecchese.
La direzione dei lavori dipendeva dal 5° corpo d'armata, e con
il suo scioglimento, avvenuto nel febbraio 1917, verrà creato il Comando
dell'Occupazione Avanzata Frontiera Nord sotto il comando del
gen. Mambretti, con sede a Varese in villa Albertina.
Nonostante fosse stato studiato un piano per la veloce
occupazione delle postazioni di fanteria ed artiglieria, di fatto i combattenti
non arrivarono mai ad essere impiegati.
Le costruzioni verranno poi utilizzate dai partigiani durante la
Seconda Guerra Mondiale e le postazioni più vicine al confine svizzero
avrebbero fatto da base per i contrabbandieri negli anni successivi alla
costruzione.
Da non dimenticare poi che alcune strutture furono già
smantellate da privati negli anni trenta e parte delle trincee diventarono un
cantiere a cielo aperto per l'acquisizione di materiali da costruzione
delle case dei paesi in cui si trovavano le fortificazioni.
L’area
interessata al lavoro di cui stiamo parlando è quella del Monte San Martino,
nel territorio del Comune di Mesenzana, l’Ente che ha commissionato il lavoro
agli speleologi.
Si
tratta in pratica di realizzare la cartografia completa iniziando dalla
sentieristica, con una lunga e complessa poligonale che dal paese sale sino
alle zone alte della montagna seguendo le vie boschive che conducono ai siti
militari, un percorso che ha totalizzato quasi 7 chilometri di sviluppo con un
dislivello di oltre 600 metri, informazioni che verranno poi elaborate e
pubblicate su una brochure consultabile da chiunque desideri trascorrere una
giornata particolarmente interessante, a contatto con natura e vicende storiche
legate al territorio dell’alto varesotto.
Il
complicato e impegnativo lavoro di campagna relativo alla raccolta dei dati ha
richiesto varie giornate, percorrendo in lungo e in largo il San Martino per
posizionare tutti i siti, riportare le trincee a cielo aperto e misurare le postazioni
sotterranee, dove gli speleologi hanno operato con le metodologie adottate in
grotta, usando gli stessi strumenti che forniscono i dati trigonometrici
indispensabili per riportare su carta le misure esatte delle postazioni
presenti nel sottosuolo.
Una
nobile iniziativa voluta da Andrea Degrassi, socio dell’“Associazione Culturale
Regio Esercito” di Mesenzana e dal Sindaco del Comune Omonimo, progetto poi
pianificato e coordinato dal Presidente del Gruppo Speleologico Prealpino con
l’intervento di una decina di associati.
Oltre
alle operazioni di campagna, è doveroso menzionare soprattutto il lavoro
condotto da Claudia Crema, vice Presidente del G.S. Prealpino e contitolare
della ditta Grafica Express di Gallarate, che ha seguito con attenzione e professionalità
la realizzazione grafica del progetto.
Tempo
a disposizione assai limitato, circa un mese, oltre il quale il progetto andava
presentato nella sua integrità ma non è stato semplice rispettare le scadenze,
tenendo presente che chi ci ha lavorato lo ha fatto nel tempo libero, quindi
nei fine settimana.
Complici
le belle giornate e l’assenza di precipitazioni nevose che ne avrebbero
probabilmente compromesso il buon esito, il Gruppo Speleologico Prealpino ha
quindi consegnato al Comune di Mesenzana il lavoro rispettando le tempistiche,
ed ora si attende che chi di dovere voglia pubblicare ciò che sarà il “Nuovo
Percorso Storico” per renderlo disponibile a tutti gli interessati.