"LUCI NEL BUIO - Storia ed esplorazioni

della grotta remeron"

Locandina Luci nel buio 2020
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SI tratta di un’opera ideata da Guglielmo Ronaghi e realizzata da Claudia Crema, speleologa e regista, per narrare vicende e aspetti naturalistici di una delle grotte più importanti e famose del varesotto. Sin dai primi del ‘900 essa ha attirato l’attenzione di personaggi che diedero il via a una serie di epiche imprese per condurne le esplorazioni, protagonisti ed eroi di un incredibile e pericolosissimo “viaggio al centro della terra”.

La presentazione ufficiale dell’opera è avvenuta nella giornata di sabato 15 dicembre 2018 presso la Sala Convegni di Villa Recalcati a Varese, alla presenza di oltre un centinaio di persone, tra esse vari rappresentanti di Associazioni naturalistiche nonché Sindaci e funzionari di Enti locali. Sul palco, oltre al Presidente del G.S. Prealpino e la regista Claudia Crema, erano presenti varie Autorità, tra le quali Francesca Brianza, Vice Presidente della Giunta Regionale Lombarda, Alessandro Fagioli, Vice Presidente della Provincia di Varese con deleghe alla Cultura e ai Rapporti Istituzionali, Giuseppe Barra Presidente del Parco Campo dei Fiori e Carlo Massironi della Fondazione Comunitaria del Varesotto ONLUS, che hanno voluto presenziare all’evento portando il loro saluto, accompagnato da lusinghieri apprezzamenti per il documentario e i suoi contenuti.

La Remeron si apre a quota 720 metri nel territorio del Parco del Campo dei Fiori, alle porte di Varese, e il suo ingresso è conosciuto sin dalla notte dei tempi. L’origine del suo nome è un mistero; nelle tradizioni locali è chiamata “Bus di Remeron” o “Rameron”, nessuno però in paese sa dare una spiegazione esatta sulla sua antica origine. Sappiamo solo che nel corso dei secoli alcuni tra i più coraggiosi del posto si limitarono a compiere brevi visite al suo interno, varcandone la soglia e sfidando le tenebre con la sola luce di una candela, alimentando in tal modo storie e leggende che consideravano questa cavità una porta per gli inferi, luogo abitato da creature demoniache e da cui stare alla larga.

Ma la prima vera discesa organizzata nella Grotta Remeron avvenne nel 1900 ad opera di Luigi Vittorio Bertarelli, il fondatore del Touring Club Italiano, accompagnato da un amico e due parroci della zona. Muniti di corde in canapa e scalette in corda con pioli in legno, riuscirono a superare la serie di pericolose balze giungendo alla profondità di 164 metri dall’ingresso, terminando la loro esplorazione sulle rive di un lago sotterraneo. Fu un’impresa senza precedenti, che fece così scalpore da venir pubblicata su molti quotidiani, compreso il Corriere della Sera.

Tuttavia le attenzioni nei confronti di una grotta del Monte Campo dei Fiori ritornarono improvvisamente alla ribalta nel 1916, quando a causa di una tragedia si parlò e si scrisse molto della “Grotta Marelli”, allora denominata “Grotta delle Tre Crocette”, che il 14 maggio di quell’anno vide il giovane Ferdinando Marelli, improvvisato esploratore, precipitare al suo interno, perdendo così la vita sul fondo di un pozzo profondo 60 metri. Altre importanti imprese nella Remeron vennero poi condotte nel 1924, quindi nel 1934 e soltanto nel 1951 fu possibile raggiungerne il fondo, ubicato a 210 metri di profondità in corrispondenza di un piccolo lago sifone. Subito dopo le epiche imprese del Bertarelli, la Grotta Remeron cominciò a suscitare sempre più crescente interesse tra la gente, e nel 1913 divenne una vera e propria meta turistica, richiamando a sé migliaia di visitatori che contribuirono, in una certa misura, allo sviluppo dell’economia locale. Con l’arrivo della seconda Guerra Mondiale le visite alla grotta si ridussero notevolmente e gli impianti di illuminazione, assieme agli allestimenti, a causa dello stato di abbandono andarono deteriorandosi.

Dagli anni 2000 però l’attività turistica riprese. Nel 2004, grazie al contributo della Regione Lombardia, del Comune di Comerio e del Parco Campo dei Fiori, sono stati effettuati dei lavori di ripristino degli impianti di illuminazione e delle scale, consentendo così ai turisti di scendere in sicurezza sino a 30 metri di profondità, e ad oggi rimane l’unica attrezzata per le visite nel territorio del varesotto e vanta una media di 2000 visitatori ogni anno.

Il documentario ha voluto valorizzare al meglio questa affascinante cavità, narrandone tutti gli aspetti in un racconto articolato attraverso 5 distinti capitoli, dalla storia delle sue epiche esplorazioni ai recenti studi idrogeologici e dell’ecosistema, la descrizione dei suoi ambienti e la realtà delle visite guidate, un’opportunità per conoscere e apprezzare questa perla della natura.

Per il completamento delle riprese e il montaggio del film son stati necessari oltre due anni di lavorazione, e una buona parte del merito spetta a tutti gli speleologi che hanno prestato il proprio aiuto, soprattutto nelle fasi di trasporto delle attrezzature tecniche sino nelle zone di fondo della grotta. Per raccogliere tutto il materiale necessario alla realizzazione del documentario si è operato in condizioni a dir poco proibitive, cercando in tutti i modi di proteggere le delicate attrezzature da freddo, fango e acqua.

Anche gli studi specialistici condotti in questi ultimi anni sulle acque circolanti nella Remeron e i risultati di tali ricerche, vengono ampiamente illustrati attraverso alcune interviste a esperti, tra cui il geologo Alessandro Uggeri di “Idrogea srl”, avendo accertato che le acque ipogee di questo complesso sotterraneo defluiscono sempre più in profondità, in luoghi dove l’uomo non può arrivare e seguendo un complesso reticolo che penetra sino alle pendici del Campo dei Fiori, sgorgando poi da varie risorgenze ubicate centinaia di metri più in basso e a vari chilometri di distanza, dove vengono captate per approvvigionare gli acquedotti di vari Comuni, soprattutto quello di Varese. Tutto questo testimonia l’assoluta importanza di salvaguardia e tutela delle aree carsiche e degli ambienti ipogei in esse presenti, a garanzia della buona qualità dell’acqua che questi luoghi forniscono alla collettività.

Interessanti sono anche le ricerche e monitoraggi della fauna ipogea presente nelle zone più interne della grotta raccontate dal Prof. Andrea Colla, Biospeleologo del Museo di Storia Naturale di Trieste, a cui è stato affidato il compito di coordinare questi importanti studi e grazie ai quali sono stati localizzati alcuni esemplari di “Duvalius Ghidinii”, uno dei più rari coleotteri italiani presenti solo in alcune grotte delle prealpi lombarde. La Remeron oltretutto è frequentata da ben 5 specie di pipistrelli, ed è considerata tra le grotte del Campo dei Fiori più importanti per la conservazione delle popolazioni di chirotteri in Lombardia, ragione per la quale rientra a giusto titolo in un progetto europeo di aree protette chiamato “Rete Natura 2000”.

Per dare il giusto valore a questa opera numerose istituzioni, dopo averne riconosciuto lo spessore culturale e naturalistico, hanno concesso il loro patrocinio e tra esse menzioniamo Regione Lombardia, il Touring Club Italiano, il Club Alpino Italiano, la Provincia di Varese, il Comune di Varese, il Parco Campo dei Fiori, i Comuni di Comerio, Barasso, Luvinate e Clivio, mentre la Fondazione Comunitaria del Varesotto ONLUS, nobile istituzione da sempre particolarmente sensibile alla promozione di iniziative culturali e di valorizzazione dell’ambiente, oltre al proprio patrocinio ha anche concesso un importante contributo economico che ha consentito di condurre a buon fine il lavoro degli speleologi.

Ad attribuire maggior valore e autorevolezza al documentario ci ha pensato l’Unione Internazionale di Speleologia, che nel gennaio 2020 gli ha assegnato un importante e prestigioso riconoscimento. Stiamo difatti parlando del “Premio France Habe 2019” che viene attribuito dal Dipartimento della Protezione del Carsismo e delle Grotte dell'Unione Internazionale di Speleologia (UIS).

Il premio è intitolato alla memoria e in onore del Dr. France HABE (10/12/1999) Sloveno, che fu anche Presidente del Dipartimento di Protezione nell'UIS (1973-1997), istituito per promuovere la protezione del Carso e delle Grotte per le generazioni a venire, poiché la loro eredità è fonte comprovata di importanti informazioni sulla storia del nostro pianeta e dell'umanità, consentendo di agire in modo più riflessivo, efficiente e sostenibile per il futuro del nostro ambiente.

Il Gruppo Speleologico Prealpino ha prodotto 1000 DVD del documentario “Luci nel Buio” per distribuirli gratuitamente a numerose scuole, organizzando nel contempo serate e incontri con il pubblico, con Associazioni ed Enti locali, e il riconoscimento dell’U.I.S. rappresenta a tutti gli effetti la migliore ricompensa per il grande lavoro e i sacrifici che sono stati necessari per giungere alla sua realizzazione.

Immagini suggestive e di alta qualità che raccontano la realtà delle grotte, adottando un linguaggio alla portata di tutti per poter trasmette un messaggio di grande attualità e importanza; solo con la difesa dell’ambiente naturale e degli ambienti ipogei è possibile garantire benessere e salute al genere umano. L’acqua potabile è una risorsa sempre più minacciata da molteplici forme di inquinamento e la sua disponibilità dipende sempre più dalle condizioni in cui verranno a trovarsi in futuro le aree.

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